Progetto

OASI NATURANTICA

L’area custodisce i resti di un antico molo fluviale romano di epoca repubblicana (II sec. a.C.), che sorgeva sulla riva sinistra del Tevere. Il fiume infatti in epoca romana descriveva in questa zona un ampio meandro, mentre ora si è spostato molto più a valle dopo che la grande alluvione del settembre 1557 ne trasportò il corso a circa 500 metri verso ovest.

IL  MOLO  REPUBBLICANO

Ostia, il cui nome deriva dal latino ”ostium”, cioè “foce”, nasce sul delta del Tevere  come prima colonia marittima di Roma a presidio della foce, appunto, e delle saline poste nell’immediato entroterra in zona piana e paludosa.
Il sale infatti era in passato una risorsa fondamentale per la conservazione dei cibi e la lavorazione delle pelli.
Incerta è però la cronologia di fondazione di Ostia: tradizionalmente essa è attribuita al quarto re di Roma Anco Marzio, intorno alla metà del VII secolo a.C., ma le prime testimonianze archeologiche certe risalgono al VI secolo a.C. con la fondazione di un “castrum”, cioè di una cittadella fortificata a presidio del corso inferiore del fiume e delle saline, prima controllate dagli Etruschi.

Con il tempo, soprattutto dopo la sconfitta di Cartagine (201 a.C.), la conquista romana del Mediterraneo e i conseguenti mutamenti economici e sociali che investirono Roma, Ostia, più che una base navale, divenne un porto commerciale importante per il rifornimento granario e non solo dell’Urbe.

A tal proposito va detto che in età romana Ostia era una città a stretto contatto con il mare e con il fiume. Il corso attuale del Tevere, infatti, è il risultato di una grossa alluvione che, nel 1557, ne spostò il letto di circa 500 metri a ovest rispetto al corso originario.
Ma in età romana il fiume scorreva in quella fascia di terra significativamente chiamata oggi  “fiume morto”, costeggiando tutto il lato settentrionale dell’abitato, lungo una linea approssimativamente coincidente con la recinzione dell’area archeologica.

Lungo questa linea si estendeva lo scalo fluviale: si trattava di una banchina murata posta sulla riva sinistra del fiume lunga più di 100 metri, ampia circa 15 metri e costruita in “opera cementizia” con             l’ impiego di larghi blocchi di tufo.
Gli archeologi hanno potuto individuare le fondazioni di questo molo “in negativo” cioè attraverso le impronte lasciate dalle traverse di legno un tempo inserite all’interno del nucleo cementizio per formare la cassaforma delle fondazioni. 

Scavi occasionali, legati all’espansione urbanistica del nucleo abitativo di Ostia Antica, avvenute in varie riprese dal 1954 fin verso la fine degli anni ’90, hanno permesso di ricostruire l’impianto del molo: nella sua parte finale, che doveva sporgere all’interno nel letto del fiume, esso era formato da muri in opera reticolata
in parte ancora visibili sul terreno e tra la vegetazione.
Sulla superficie della banchina fu notata anche una serie di solchi e di canalette funzionali all’attività di carico e di scarico delle merci.
Infatti lungo questo molo attraccavano solo le imbarcazioni di piccolo tonnellaggio (come le scaphae, i lenuncoli o i  lintres) mentre le grandi navi (dette onerarie o caudicariae), venivano ancorate al largo, poiché per la loro maggiore stazza non riuscivano a risalire controcorrente il letto impervio del Tevere, caratterizzato da un fondale basso e sassoso.
 Dal molo doveva dipartirsi un tracciato basolato che si collegava  alla Via Ostiense, strada principale di collegamento tra Roma e Ostia.     

BIBLIOGRAFIA: SCRINARI, Valnea Santa Maria “Il problema di Ostia” in Archeologia Laziale VI, 1984, pp.358-363.

L’oasi ha una superficie di circa 1,5 ettari e ricade entro i confini della Riserva Naturale Statale Litorale Romano.

 

Alla realizzazione del progetto hanno partecipato volontari del Gruppo Oasi UNITRE e insegnanti e alunni dell’I.C. Fanelli-Marini  di Ostia Antica.

Collaborano come sostenitori il C.E.A.-Centro di Educazione Ambientale della Riserva Litorale Romano, il Centro Anziani “Lo Scariolante” di Ostia Antica, il Centro Parchi Italia, il CHM/LIPU e il  WWF Litorale Laziale- sede di Ostia.

Con la creazione dell’Oasi l’area archeologica ha beneficiato in modo tangibile e positivo dell’appoggio e della condivisione sociale, perché risulta adeguatamente controllata e protetta dalla comunità locale, che ha partecipato alla sua realizzazione, valorizzandola sul piano culturale, sia dal punto di vista archeologico che naturalistico.

DESCRIZIONE

All’interno dell’area è stato ricreato, a scopo didattico, un angolo di natura mediterranea, con la piantumazione di essenze tipiche del litorale romano, di provenienza locale, donate dal Corpo Forestale dello Stato -U.T.B. di Roma- e dalla Tenuta Presidenziale di Castelporziano e messe a dimora dagli alunni dell’I.C. Fanelli-Marini di Ostia Antica.

E’ stato inoltre realizzato, a cura del Gruppo Oasi UNITRE, un percorso di visita partecipato con bacheche e pannelli esplicativi sia del sentiero naturalistico che di quello archeologico.

 

Secondo quanto indicato nella mappa del progetto sono presenti i seguenti ambienti:

  • zona a macchia mediterranea (punto 5 della mappa): corbezzolo (Arbutus unedo), mirto ( myrtus communis), fillirea (Phillyrea angustifolia), alaterno (Rhamnus alaternus),  rosmarino (Rosmarinus officinalis), lentisco (Pistacia lentiscus) stracciabraghe (Smilax aspera), cisto (Cistus incanus-Cistus salvifolius)
  •  zona con erbe aromatiche (punti 7  e 13): rosmarino (Rosmarinus officinalis), salvia (Salvia officinalis), finocchio selvatico (Foeniculum vulgare), elicriso (Helycrisum italicum),lavanda (Lavandula stoechas) mentuccia (Calamintha nepeta), menta (Mentha suoveolens), ecc.
  • prato naturale erboso a predominanza di graminacee (punto 3) occupa gran parte dell’oasi ed è ricco di fiori selvatici che attirano numerosi insetti.
  • zona umida (punto 10) –  zona bassa del prato con depressioni che si riempiono stagionalmente con acqua piovana (Phragmites australis), carici e ciperacee, ecc…
  • siepe mista di arbusti e alcuni piccoli alberi –  realizzata lungo parte della recinzione come elemento decorativo e protettivo (prugnolo (Prunus spinosa), pero selvatico (Pyrus pyraster), alloro (Laurus nobilis), viburno ( Viburnum tinus) , biancospino (Crataegus monogyna), alaterno(Rhamnus alaternus), mirto (Myrtus communis),ecc.

Per favorire la conoscenza e lo studio dell’avifauna stanziale e migratoria sul grande albero presente nell’area (punto 12) sono stati impiantati alcuni nidi artificiali per piccoli uccelli e al limite del prato è stato realizzato un posatoio.

Nelle zone adiacenti è prevista la collocazione di “bat-box”, per attirare la nidificazione di pipistrelli utilissimi nell’equilibrio ecologico per il contenimento delle zanzare.

Per offrire alle classi la possibilità di un punto di sosta ove i docenti possano tenere lezioni all’aperto, sono state allestite due aule verdi con sedute realizzate mediante sezioni di tronco di albero
(punto 6).

RSULTATI  RAGGIUNTI

Biodiversità 

La protezione dell’ambiente con l’eliminazione di ogni disturbo di origine antropica ha favorito la ricrescita e la diversificazione della flora (113 specie vegetali censite) con conseguente aumento degli insetti, soprattutto farfalle (20 specie), falene (14 specie) e molte specie di imenotteri, coleotteri, aracnidi ecc. ancora in via di classificazione per i quali esiste una ricca documentazione fotografica.

L’accresciuta disponibilità di nutrimento ha comportato un significativo aumento di uccelli e di mammiferi quali la volpe, l’istrice e il tasso che frequentano assiduamente l’oasi per scopi alimentari.

Didattica 

Ogni anno viene concordato con le scuole del territorio un programma di visite con elaborazione di ricerche e lavori da eseguire in classe.

Attualmente l’oasi rappresenta per le scuole del territorio un laboratorio all’aria aperta dove gli alunni possono studiare in modo attivo l’ecosistema naturale sviluppando un senso di consapevolezza e responsabilità verso l’ambiente in genere.